iii.

Astrologia Queer

Riappropriamoci della saggezza dei pianeti, decolonizzando un sapere che è stato svalutato per secoli.

Comunità:

Posto, luogo, spazio condiviso da più amanti che hanno deciso di mettere in comune i propri sogni, letti, iniziative, forme di vita, attività, alimentazione, scoperte, amori. Le comunità hanno moltiplicato e sviluppato la forza e l’energia di ogni amante. La vecchia espressione “vivere o morire” è stata sostituita nelle comunità dalla più dinamica “vivere prima di tutto”. Esse si sono diffuse durante l’età della gloria e attualmente tendono a sostituirsi a tutte le altre forme di vita.

Da Appunti per un dizionario delle amanti , Monique Wittig e Sande Zeig

Ho visto persone timide e introverse raccontare spontaneamente di sé attraverso la simbologia dello Zodiaco, ammettere di provare rancore, rabbia e amore profondo, prendersi in giro amorevolmente e non di rado cercare una connessione con altrə chiedendo il segno solare e l’ascendente. Tutto questo può sembrare una “stupida chiacchiera tra donne” — soprattutto ai maschi etero e cisgender che sono riluttanti ad abbracciare un sapere non scientifico. Ma l’astrologia è una dimensione realistica in cui ci si osserva fuori dai tranelli dell’identità, e proprio per questo occupa un ruolo terapeutico all’interno del collettivo.

L’astrologia non è scientifica, vero, ma la cosa meravigliosa è che non gliene frega nulla di esserlo. Non è neanche una sottodisciplina della psicologia: è un sapere a sé che usa uno strumento a sé, ovvero lo Zodiaco. Ancora oggi, purtroppo, è rimestata con la psicanalisi e le interpretazioni passano per la patologizzazione dei comportamenti in base alla posizione dei pianeti e ai loro aspetti. Questa commistione, oltre a dare linfa alle disfunzionalità sistemiche, legittima quella visione distorta secondo cui l’astrologia non sia credibile e che anzi abbia bisogno di un terreno epistemico per essere quantomeno visibile. Come tutti i saperi, l’astrologia che abbiamo ereditato non è autentica: è quella interpretata da uomini per uomini. 

L’astrologia non è scientifica, vero, ma la cosa meravigliosa è che non gliene frega nulla di esserlo.

Negli anni Settanta, un’astrologa di nome Lisa Morpurgo ha interrotto questo legame con la tradizione e ci ha portato alla scoperta del femminile nello Zodiaco in un modo rivoluzionario, perché ha ragionato sulle influenze patriarcali dell’astrologia classica. Morpurgo, infatti, oltre a reinterpretare le corrispondenze tra segni e pianeti e la loro simbologia, ha contrapposto uno Zodiaco di stampo matriarcale chiamato B. Questo però ora non basta più, è necessario recuperare i temi originari dell’astrologia e incorporare le idee di queerness nella pratica, affrontando anche il linguaggio razzista, binario ed eurocentrico che la caratterizzano.

L’astrologə deve essere anzitutto cosciente del fatto che le persone si affidano a ləi perché vogliono capire come orientarsi all’interno del loro tema natale, ovvero una mappa irripetibile, visto che sono costantemente accusate di ribellarsi al giogo degli standard repressivi. L’astrologə ha un ruolo politico — deve agire considerando che le sue parole hanno più peso di quelle altrui perché ha avuto la possibilità di avvicinarsi a un sapere non dominante — e quindi un privilegio con cui deve fare i conti, e cercare di usarlo senza imporre l’interpretazione ma mettendo al centro l’esperienza di chi lə consulta. Essendo un sapere non dominante non può e non deve riprodurre dinamiche di potere. 

È necessario recuperare i temi originari dell’astrologia e incorporare le idee di queerness nella pratica, affrontando anche il linguaggio razzista, binario ed eurocentrico che la caratterizzano.

Quando qualcunə mi scrive per la lettura del tema natale, non si aspetta di ricevere soluzioni miracolose ai propri problemi — o peggio, una diagnosi — ma una visione integrativa della sua situazione, che risuoni con ciò che ha sperimentato fino a quel momento. La maggior parte infatti si rende conto, attraverso un dialogo interattivo basato sul consenso, dei tanti modi in cui ha vissuto e vive l’oppressione. Bisogna riportare l’astrologia alla libera circolazione senza il solito processo di iper-intellettualizzazione, senza abusare del linguaggio specialistico che io chiamo “astrologhese”. 

Il modo in cui la conoscenza viene resa accessibile dipende dal nostro impegno politico, perché sì, l’astrologia è un progetto politico legato ai significati culturali che si formano nel contesto storico. Attraverso questa grande lente che è lo Zodiaco, infatti, possiamo analizzare come il potere neoliberale e coloniale si sia appropriato della saggezza dei pianeti e della potenza immaginifica dei simboli, per svuotare di significato pratiche di cura e forme di aggregazione non egemoniche.

Gli oroscopi mainstream, per lo più occidentali, sono espressione di questo processo di svalutazione dell’astrologia perché molto spesso promuovono la norma: gli astri non vengono usati per rispondere al sistema ma per amplificarlo, quindi si parla di lavoro e di coppia eterosessuale, di matrimonio, di famiglia e di soldi; sono capricci oracolari destinati a un determinato pubblico, spoiler: etero-cis-bianco-ricco.

Molti dei significati in astrologia derivano dal fatto che in Occidente veniva utilizzata solo dall’aristocrazia, quindi con un approccio parecchio limitato e inaccessibile per tutto il resto delle persone. Questo non accadeva invece nelle comunità indigene e nere, dove la spiritualità era considerata politica — e lo è ancora, nonostante i tentativi dei colonizzatori. 

Il modo in cui la conoscenza viene resa accessibile dipende dal nostro impegno politico, perché sì, l’astrologia è un progetto politico legato ai significati culturali che si formano nel contesto storico.

Il discorso dominante ha marginalizzato e stigmatizzato l’astrologia e tutti gli altri saperi non istituzionali, perché sono sempre stati percepiti come forme di esplorazione e di consapevolezza pericolose per il mantenimento dell’ordine costituito. Anche la comunità queer usa già da tempo l’astrologia per reagire all’ambiente ostile che esclude soggettività non normative dalla spiritualità — e lo fa dimostrando che non è un’ideologia sostitutiva ma che, come la queerness, nasce dal sentimento, da qualcosa di inizialmente impalpabile che via via diventa tangibile attraverso la propria esperienza nel collettivo. Grazie all’interesse di persone trans, gay e lesbiche, oggi questa pratica è un’alternativa preziosa perché ci permette di comprendere che un luogo sulla mappa è un luogo nella storia e che il tema natale, o grafico di nascita, può essere evocato per trasmettere la sensazione di lottare per il proprio posto nel mondo.

Le mappe astrologiche, inoltre, non portano con sé il peso del colonialismo, perché mostrano nuove aree di scoperta della propria esistenza, che oltretutto sostengono l’idea che il corpo sia un campo di variabili interpretative, capace di cambiare, non fisso. Assegnare un genere alla nascita non ha la stessa valenza di assegnare un segno zodiacale alla nascita, anzitutto perché i generi per la norma sono soltanto due, mentre i segni sono dodici e poi dare importanza al proprio segno solare rispetto alla propria identità di genere apre a molte più possibilità in quanto ha funzione descrittiva e non prescrittiva. 

L’astrologia orienta verso chi si è e non verso quello che si è: una differenza sostanziale perché ci proietta immediatamente in una dimensione antiautoritaria che pone l’attenzione sull’autoriflessione come forma di impoteramento, e che quindi diventa fonte d’ispirazione per azioni collettive e politiche. Questo sapere non sottrae le persone alla responsabilità delle proprie azioni, perché è una caratteristica degli oppressori, ma anzi le spinge verso l’applicazione di un desiderio politico di giustizia sociale, di magia, di trasformazione personale e collettiva. Anche le persone non queer trovano beneficio dall’astrologia queer; si rompe il legame con la tradizione che invece perpetua un linguaggio egemonico e questo apre a una nuova prospettiva che coinvolge tutte le soggettività. Come dice Rachele Borghi, professora alla Sorbona di Parigi e attivista postporno, le forme spaziali create dalla comunità queer hanno reso visibili le sessualità dissidenti e anche i modi in cui l’eteronomia occupa con violenza il suolo pubblico. 

La mia comunità, sia intesa sempre nella definizione di Monique Wittig e Sande Zeig con cui ho aperto questa riflessione, ha imparato che essere chi si è non va bene e che l’affetto non va mostrato in pubblico, per noi deve rimanere una questione privata. Basterebbe solo questo per preferire la magia delle stelle alla merda della terra. È così che la comunità queer ha prodotto conoscenza, occupando uno spazio senza confini: il cosmo. Nessunə verrà mai esclusə perché è unə Aquario ribelle o unə Scorpione vulnerabile: lo Zodiaco non è moralista e non è neanche determinista. Segni, pianeti e case hanno una simbologia ampia, e nel momento in cui si mescolano realizzano una formula liquida, adattabile alle esperienze che decidi di fare. Tutto ciò che vivi è nel tuo tema natale, ma puoi decidere di non vivere tutto ciò che è nel tuo tema natale. 

Questa pratica eclettica offre davvero la libertà alle persone e non è certo una cosa di poco conto, visto che gli spazi istituzionali sono escludenti e violenti. L’astrologia è una forma di conoscenza antica come il mondo, che oggi sta assumendo un significato diverso rispetto al passato, perché rappresentativa di coloro che nella normatività non trovano posto e che anzi la rifiutano. Ti ricorda da dove vieni, il percorso che hai fatto fin qui, ti unisce alle altre persone e ti aiuta a tenere a mente che è necessario non smettere di opporsi.

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