iii.

Biblioteca psichedelica minima

Sull'ampio apparato teorico del "Rinascimento psichedelico", in cui tutte le note a piè di pagina rimandano alla prassi.

Quando si parla di psichedelici, e sono ben felice che ultimamente, con questo benedetto “Rinascimento psichedelico”, ovvero la riscoperta da parte di scienza e medicina del potenziale terapeutico di queste sostanze, lo si faccia spesso, c’è sempre un primo nodo che è opportuno sbrogliare subito: la psichedelia, come la mistica (non a caso le due cose spesso si sovrappongono), è prassi, non teoria. Se vuoi parlare di psichedelia, se ti interessa la psichedelia, se vuoi capire la psichedelia, devi fare l’esperienza psichedelica. Come diceva il filosofo ed etnobotanico Terence McKenna, “morire senza aver avuto un’esperienza psichedelica è come morire senza aver mai fatto sesso: significa che non avrai mai capito di che si tratta.” 

Tanto per sgombrare il campo da fraintendimenti — siamo pur sempre in un paese proibizionista, in cui le molecole più variegate, non importa se tossiche o curative, sono generalmente ficcate nel generico calderone delle “droghe” — le principali sostanze in grado di generare un’esperienza psichedelica, i cosiddetti “psichedelici maggiori”, sono l’LSD, che viene dall’ergot, una muffa della segale; la psilocibina, contenuta nei funghi del tipo psilocybe; la mescalina, contenuta nei cactus peyote e san pedro, e il DMT, contenuto in moltissime piante e animali (sta anche nel cervello umano) ma in più alte concentrazioni in alcune piante specifiche, come la mimosa hostilis, alla base del decotto amazzonico noto come ayahuasca o yage. Sessant’anni di proibizionismo non hanno impedito alla gente di utilizzare queste sostanze, ma avevano bloccato la ricerca scientifica, che oggi riparte da ciò che già si sapeva — e aveva cominciato a essere testato sul campo — negli anni Sessanta: gli psichedelici, se utilizzati in un contesto corretto e con la giusta attenzione per set e setting, possono curare un’ampia gamma di afflizioni, dalla depressione all’ansia da fine vita, dal disturbo da stress post-traumatico all’emicrania a grappolo, e potrebbero fare bene anche a chi sta già bene, aumentando il senso di interconnessione con gli altri e con la natura, favorendo la neurogenesi, la creatività e l’apertura mentale, e aprendo quindi il campo a un possibile avanzamento sociale e umano attraverso il loro utilizzo consapevole. 

Come diceva il filosofo ed etnobotanico Terence McKenna, “morire senza aver avuto un’esperienza psichedelica è come morire senza aver mai fatto sesso: significa che non avrai mai capito di che si tratta.” 

La stessa fondatrice di Extinction Rebellion, Gail Bradbrook, ha spiegato che l’idea di dedicare la vita alla difesa dell’ambiente le è venuta durante un’esperienza con ayahuasca, in cui ha trasceso l’approccio individualista e compreso in modo più profondo la sua posizione di entità interconnessa con tutte le altre. 

La speranza è allora che questo “Rinascimento” non cada nelle trappole viste a metà anni Sessanta, quando l’uso di massa, e in alcuni casi improprio, diede origine a incidenti che furono prontamente strumentalizzati da stampa e politica, che già diffondevano notizie false e allarmistiche sugli psichedelici, e si proceda verso un “rientro in società” di queste sostanze dalla porta principale, anche nella speranza di — urgenti — ricadute sulla coscienza ecologica collettiva.

Ecco che allora scrivere di psichedelici — o ancor meglio, dato che temi complessi richiedono testi lunghi, parlare di libri sugli psichedelici, come sto per fare — assume un suo senso: servirà per sfatare pregiudizi e falsità, per fornire a chi intende intraprendere un’esperienza visionaria o una sessione curativa un po’ di utile preparazione teorica, e per mettere a disposizione materiali utili all’integrazione a chi ne ha già avute.

Del resto, se siamo arrivati al “Rinascimento”, le ragioni sono tante: ci sono le nuove scoperte scientifiche, ma prima ci sono i contesti controculturali in cui si sono portate avanti pratiche d’uso (ed è lì che coloro che sarebbero poi diventati medici, psicoterapeuti e scienziati hanno sperimentato queste sostanze e ne hanno compreso la differenza ontologica rispetto alle “droghe”) e tutta quell’editoria che, pubblicando e ripubblicando testi sul tema, ha permesso di conservare le nozioni chiave e dar loro una diffusione sotterranea.

Tanto più che è stato proprio grazie ai libri che oggi il dibattito ha ritrovato la via dei quotidiani e dei settimanali: nel nostro paese, poi, c’è una vera e propria nouvelle vague di pubblicazioni a tema, sia nuove, sia come recuperi di classici mai tradotti prima: cominciamo allora questa panoramica, spero il più esaustiva possibile, della “biblioteca psichedelica ideale”. 

Se chi legge non ha alcuna conoscenza in merito, il picco della divulgazione è Come cambiare la tua mente di Michael Pollan (Adelphi), in cui il grande divulgatore scientifico fa il punto sullo stato della ricerca, racconta le proprie esperienze terapeutiche con psilocibina e in generale offre una panoramica di grande godibilità anche al profano.

Spesso in Italia è stato accostato a questo libro anche La scommessa psichedelica (sì, contiene anche un mio contributo), curato da Federico Di Vita per Quodlibet, dove oltre a continuare a contestualizzare il “Rinascimento” si esplorano alcuni dei suoi possibili futuri, specie in chiave di acceleratore politico-sociale.

Completano il quadro dei testi divulgativi recenti (il libro di Pollan è del 2019 e La scommessa psichedelica del 2020), LSD: storia di una sostanza stupefacente di Agnese Codignola, del 2018 (UTET) e Rinascimento psichedelico di Bernardo Parrella, uscito in e-book per Stampa Alternativa nel 2017, in corso di ripubblicazione per Anima Mundi), e meriterebbe una pubblicazione con distribuzione in libreria anche The Magic Mushroom User’s Guide di DM Tripson, che si è già fatto notare nell’underground per competenza e precisione. Vale altresì la pena recuperare l’Almanacco psichedelico di Matteo Guardaccia, fondatore della leggendaria rivista murale “Insekten sekte”: lo pubblica Nautilus e vi è conservata la preziosa memoria di tanti personaggi, movimenti e pensieri meno noti della “prima onda”.

Il futuro psiconauta (o il veterano che vuole ampliare la propria base teorica) farà bene a tornare indietro ai grandi classici sul tema, tutti oggi disponibili in libreria, non di rado in nuove edizioni.

Da qui, il futuro psiconauta (o il veterano che vuole ampliare la propria base teorica) farà bene a tornare indietro ai grandi classici sul tema, tutti oggi disponibili in libreria, non di rado in nuove edizioni. Il primo e imprescindibile è LSD, Il mio bambino difficile, memoir di Albert Hofmann, il chimico svizzero che ha scoperto l’LSD nel 1938 e lo ha testato per la prima volta su se stesso nel 1943.

Anche la sua storia editoriale è testimonianza del mutamento di percezione nei confronti di queste sostanze: se un tempo era pubblicato da Urra, casa editrice con un piede nella new age, oggi lo troviamo nell’Universale Economica Feltrinelli. Chi vuole continuare con Hofmann trova scaricabili online i suoi “Millelire” di Stampa Alternativa, che negli anni Novanta erano quasi l’unica fonte d’informazione affidabile sul tema: Percezioni di realtà, I misteri di Eleusi, il libro-intervista scritto con Pino Corrias Viaggi acidi e la raccolta di carteggi I miei incontri con Huxley, Leary, Jünger, Vogt.

In particolare il carteggio con Ernst Jünger era molto più lungo di quello riportato, ma la casa editrice Giometti & Antonello ha da poco pubblicato la versione integrale. Eccoci così a Jünger, i cui scritti sul tema sono raccolti in Avvicinamenti (Guanda), ma di cui non va dimenticato Visita a Godenholm (Adelphi), novella direttamente ispirata alle esperienze vissute con Hofmann.

Chi, sul fronte Hofmann, non si accontenta di LSD: il mio bambino difficile, può andare subito sull’altro grande alfiere della psichedelia: Aldous Huxley, la cui produzione in tal senso si articola su tre testi: Le porte della percezione, Paradiso e inferno (in volume unico negli Oscar Mondadori) e il meno noto ma altrettanto importante Moksha (sempre Mondadori, con prefazione di Edoardo Camurri). Se della prima rivoluzione psichedelica americana sappiamo molto — altri testi da citare sono Electric Kool-aid acid test di Tom Wolfe e Paura e disgusto a Las Vegas di Hunter S. Thompson — meno nota è la vicenda dei primissimi psiconauti francesi, che già negli anni Trenta sperimentavano con la mescalina: su tutti Henri Michaux (Passaggi e Brecce, entrambi editi da Adelphi, e Conoscenza dagli abissi, Quodlibet), ma anche Antonin Artaud, col suo Al paese dei Tarahumara (Adelphi), in cui lo troviamo in Sud America a caccia di peyote.

Per quanto a volte i cantori del “Rinascimento psichedelico” prendano le distanze da Timothy Leary, professore di psicologia a Harvard e primo “gran sacerdote” dell’LSD, noto per i suoi esperimenti poco ortodossi, i suoi libri non possono mancare, sia perché senza Leary non saremmo qui oggi, sia perché molti concetti da lui sviluppati, come “set” e “setting”, sono alla base dell’odierna terapia psichedelica.

Il testo fondamentale è Lesperienza psichedelica, scritto con i colleghi Alpert e Mentzer, da recuperare in inglese o nella vecchia edizione Sugar, ma non è da buttare neanche Il gran sacerdote (Shake). Parlando di libri ancora da tradurre, è incredibile che Be here now del succitato Richard Alpert, poi noto come Ram Dass nella sua seconda vita da guru, non sia mai stato portato in Italia, visto che in originale ha venduto novecentomila copie. Il titolo di “nuovo Leary” toccò però, due decenni dopo, al succitato Terence McKenna, del quale, sempre da Shake, è disponibile Vere allucinazioni, mente Piano B edizioni ha da poco ripubblicato il suo testo capitale, Il cibo degli dei, con prefazione del Di Vita della Scommessa psichedelica. Continuando sul filone “freak” contemporaneo, da Spazio Interiore si può trovare Frammenti di un insegnamento psichedelico di Julian Palmer, inventore della changa, la versione fumabile dell’ayahuasca, e sempre da Spazio Interiore troviamo un buon ponte tra tale filone e quello più razionalista in Ayahuasca, il rampicante del fiume celeste dello psicanalista e antropologo Claudio Naranjo, mentre ci riporta pienamente in territorio scientifico DMT, la molecola dello spirito del farmacologo Rick Strassman, anch’esso dedicato alla sostanza meno studiata tra gli psichedelici classici, ma che grazie alla sua aura di novità sta raggiungendo molti utilizzatori che non avevano rapporti con le vecchie controculture — una vicenda raccontata anche in forma romanzesca da Sebastiano Mauri nel recente La nuova terra (Guanda) — contribuendo così in modo significativo al momento storico-culturale che stiamo vivendo. 

L’Italia, non ostanti moralismi e proibizionismi, ha sempre avuto un suo fertile campo sotterraneo di esperti, che spesso gravitavano attorno alla rivista “Altrove”.

Momento che pullula, come si è detto, di recuperi — vale la pena citare anche Il volo magico di Ugo Leonzio, ripubblicato dal Saggiatore — ma soprattutto di novità: Giorgio Samorini, massima autorità italiana sul tema, già autore di testi importanti come Mitologia delle piante inebrianti (Studio Tesi) o Animali che si drogano (Shake), ha pubblicato l’anno scorso, assieme al medico anestesista Adriana D’Arienzo, i due volumi di Terapie psichedeliche (sempre Shake), che si sono qualificati come il testo più aggiornato e completo al mondo sul lato medico della questione; lo stesso Samorini è curatore del recentissimo Ayahuasca, saggio che fa il punto su storia e diffusione del decotto amazzonico in Italia. Anche la leggendaria rivista “Altrove”, che negli anni Novanta affiancava i “Mille lire” di Stampa Alternativa come rara fonte d’informazione sulla psichedelia, ha rialzato la testa ed è da poco arrivato in libreria un ricchissimo numero 21 di 360 pagine, edito da Nautilus.

Del resto l’Italia, non ostanti moralismi e proibizionismi, ha sempre avuto un suo fertile campo sotterraneo di esperti, che spesso gravitavano attorno a quella rivista: vale la pena citare almeno Gilberto Camilla, autore, tra gli altri, di Psicofunghi italiani e Hofmann scienziato alchimista, e Gianluca Toro, grande esperto di piante magiche europee, il cui libro più recente è Il risveglio della bestia. Droghe, terogeni e allucinogeni nelle culture tradizionali, edito da Yuma.

Molto si muove, nelle case editrici, e se Anima Mundi ha in progetto di inaugurare una nuova collana interamente dedicata all’argomento, sono in arrivo tre grandi classici mai tradotti in Italia, sebbene con un passo falso per uno dei tre: si registra infatti una grande occasione persa nell’attesa edizione italiana di Le piante degli dei (Venexia), fondamentale saggio firmato da Albert Hofmann assieme al padre dell’etnobotanica Richard Evans Schultes (oltre al botanico Rätch), purtroppo guastato dall’inspiegabile aggiunta di un’introduzione irricevibile sia dal punto di vista storico che scientifico, davvero poco rispettosa nei confronti della memoria, degli intenti e delle scoperte di due tra i più grandi scienziati del Novecento; meglio andare, per ora, sulla sempre disponibile, e valida, edizione americana.

Vanno decisamente meglio le cose presso la solita Shake, che pubblicherà LSD, linnovativa ricerca psichedelica nei reami dellinconscio, in un’ottima edizione che raccoglie le sbobinature delle più importanti tra le oltre 4000 sessioni di psicoterapia con acido lisergico svolte dal pioniere delle scienze della mente Stanislav Grof. Infine, da Add è in arrivo, tra qualche mese, il bellissimo saggio poetico-magico-chimico Pharmako/Gnosis di Dale Pendell.

Il vento, in ogni caso, sta cambiando, e perché il cambiamento tracimi anche nella società, è bene farsi trovare preparati; ma se qualcuno, dopo l’esperienza psichedelica, si troverà un po’ stanco per mettersi subito a leggere saggi ponderosi, è aperta anche la più riposante strada del fumetto: Bicycle day di Brian Blomerth racconta la storia della scoperta dell’LSD in una serie di tavole — guarda un po’ — altamente visionarie; il canadese Jesse Jacobs fornisce ai lettori una poetica allegoria dell’esperienza psichedelica nel suo Crawl space, edito in Italia da Eris, mentre Jim Woodring, nei suoi mirabolanti Fran, Weathercraft e Il congresso degli animali (tutti Coconino) offre la cosa più simile che si possa immaginare, almeno su carta, alle realtà alternative a cui dà accesso il DMT. Simile, ma non così simile: perché, come diceva, di nuovo, McKenna, [you gotta] take it easy… But take it! 

15′
10′
5′
Come vuoi proseguire?