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Padre, Figlio e QAnon

E se stessimo assistendo alla nascita di una nuova religione?

La preghiera dello sciamano

Dopo aver urlato “Libertà!” dalla balaustra, Jacob Chansley — conosciuto anche come Jake Angeli, il “lupo di Yellowstone”, e lo “Sciamano di Q” — scende nell’aula del Senato degli Stati Uniti e si posiziona sullo scranno del presidente.

“Mi siedo su questa sedia perché Mike Pence è un fottuto traditore”, esclama.

È il 6 gennaio del 2021: mentre i senatori stavano certificando i risultati delle elezioni di novembre, centinaia di assalitori sono riusciti a sfondare il perimetro di sicurezza e occupare il Campidoglio.

Lo “sciamano” — che ha la faccia pitturata con i colori della bandiera degli Stati Uniti, è a torso nudo e indossa un grosso copricapo di pelliccia e un paio di corna — si mette a scrivere qualcosa su un foglio. Luke Mogelson, giornalista del New Yorker presente sul posto, si avvicina e inquadra il testo: “È solo questione di tempo, la giustizia sta arrivando”. 

L’unico poliziotto presente in aula non sa cosa fare. Assiste attonito alla scena, chiede gentilmente ai manifestanti di uscire, ma non viene ascoltato da nessuno. Chansley è parecchio su di giri: prima si fa scattare una foto con il suo cellulare, poi chiama a raccolta gli altri e parte con una preghiera.

“Grazie Santo Padre per aver ispirato questi poliziotti a lasciarci entrare qui dentro, facendoci esercitare i nostri diritti e lanciare un messaggio a tutti i tiranni, i comunisti e i globalisti,” grida in un megafono. “Questa è la nostra nazione, non la loro. Grazie per aver permesso all’America di rinascere. Amen!”

Lo “sciamano” è la perfetta incarnazione di una tendenza sempre più marcata nel mondo complottista ed estremista: quella della conspiritualità.

Tra i tanti momenti assurdi e simbolici dell’assedio al Congresso, la preghiera dello “sciamano” probabilmente rappresenta l’apice. Anche perché, solo guardando i tatuaggi neo-pagani sul corpo di Chansley — tra cui spicca il valknut norreno, tre triangoli intersecati tra loro — è difficile metterlo nella categoria dei devoti cristiani.

Eppure, lo “sciamano” è la perfetta incarnazione di una tendenza sempre più marcata nel mondo complottista ed estremista: quella della conspiritualità. L’espressione, coniata dai ricercatori Charlotte Ward e David Voas, indica una ibridazione tra teorie del complotto e spiritualità New Age (ma non solo).

Come ha ricostruito il filosofo Jules Evans osservando il profilo Facebook di Chansley, l’ex attore credeva contemporaneamente in molte cose. I suoi post rimandano infatti allo sciamanesimo autodidatta, all’uso di sostanze psichedeliche per aprire il “terzo occhio”, all’ufologia, al nazionalismo, all’evangelismo e alla cultura pop (specialmente Matrix, Guerre Stellari e Capitan America).

L’uomo, scrive Evans, “sembra vivere in mondo immaginario in cui non si riesce a distinguere la finzione dalla realtà.” Nell’ultimo periodo Chansley era ossessionato da una “cricca” di pedofili satanisti che controllerebbe il mondo, e sosteneva di essere un “soldato digitale” — formula con cui si auto-identificano i seguaci di QAnon.

Chansley è una specie di microcosmo da osservare per cogliere un aspetto cruciale dell’evoluzione di QAnon: non siamo più di fronte a una teoria del complotto, ma a qualcosa di infinitamente più grosso.

Anche Chansley, ovviamente, lo è. QAnon ha dato una forma coerente al suo caotico bricolage spirituale-ideologico, e gli ha fornito un grande obiettivo per cui battersi. Assaltando il Congresso avrebbe infatti contribuito all’avvento del “Grande Risveglio”, che consiste nella purga violenta dei “traditori” (tipo l’ex vicepresidente Pence) e l’ingresso in una nuova età dell’oro.

Ben lungi dall’essere un personaggio soltanto pittoresco, Chansley è una specie di microcosmo da osservare per cogliere un aspetto cruciale dell’evoluzione di QAnon: non siamo più di fronte a una teoria del complotto, ma a qualcosa di infinitamente più grosso.

La Chiesa di QAnon

Sebbene rimangano ancora delle zone d’ombra, la genesi di QAnon è ormai nota. Nell’ottobre del 2017, un utente anonimo che si firma “Q” posta sulla imageboard 4chan, la “fabbrica dei meme” per eccellenza di Internet, dei messaggi criptici in cui si annuncia l’arresto di Hillary Clinton e altri “criminali” della leadership democratica, in un’operazione informalmente ribattezzata la “Tempesta” (The Storm).

Q spiega di essere una talpa e di far parte di un movimento di “patrioti” che lavora insieme all’ex presidente Donald Trump per fermare il Deep State, lo “Stato profondo” formato da pedofili che adorano il Demonio e occupano segretamente le istituzioni statunitensi. Questa lotta senza quartiere tra il Bene e il Male è il nucleo centrale della storia, ma l’universo di QAnon è in perenne espansione e ingloba praticamente qualsiasi teoria del complotto.

Tra il 2018 e il 2019 avviene il salto nella realtà: i seguaci di QAnon compaiono in vari comizi di Donald Trump, mentre alcuni si rendono responsabili di reati violenti — destando così l’attenzione dell’FBI e delle forze dell’ordine. Nel 2020, grazie alla pandemia, la teoria raggiunge numeri incredibili negli USA ed esplode nel resto del mondo.

Un’ulteriore iniezione di notorietà arriva da Donald Trump, che non solo non la disconosce ma la sfrutta cinicamente a fini elettorali — con i risultati che tutti quanti abbiamo visto.

In molti si sono chiesti i motivi di questa persistenza. Il contesto politico ha certamente influito, eppure non basta a spiegare del tutto un tale successo; diverse teorie del complotto simili, se non quasi uguali come il Pizzagate (una specie di anticipazione di QAnon), sono scomparse abbastanza in fretta.

Diversi osservatori ed esperti hanno iniziato a guardare l’intera vicenda con altre lenti: c’è troppa gente che ci crede, con un’intensità e un fervore davvero inediti per il cospirazionismo politico. Non è che stiamo assistendo alla nascita di una nuova religione?

Questa, ad esempio, è la tesi della giornalista Adrienne LaFrance, autrice di un lungo e dettagliato pezzo su The Atlantic in cui si tracciano parallelismi con i milleriti e gli avventisti (i fedeli che aspettano il secondo avvento di Cristo sulla Terra). Il ricercatore Marc-André Argentino, dal canto suo, ha parlato di QAnon come iper-religione

Il termine è stato inventato dal sociologo Adam Possamai e designa “un simulacro di religione che forma i suoi precetti attingendo dalla cultura popolare, con la quale vive in uno stato di simbiosi”. In altre parole, è una religione che ha un fortissimo collegamento con il consumo culturale contemporaneo.

Sia la cosmologia che l’antropologia di QAnon, in effetti, sono influenzate in larga parte dalla cultura pop. In particolare, la leggenda dell’adrenocromo, una sostanza che i pedofili della “cricca” ricaverebbero dal sangue dei minorenni rapiti, è presa di peso da Paura e delirio a Las Vegas; la “pillola rossa” da assumere per accedere al “Grande Risveglio” rimanda chiaramente a Matrix; e lo slogan “Dove va uno, andiamo tutti” (Where we go one, we go all) viene dal film del 1996 L’AlbatrossOltre la tempesta.

Sia la cosmologia che l’antropologia di QAnon, in effetti, sono influenzate in larga parte dalla cultura pop.

La teologia, rileva Argentino, è invece una diretta derivazione di quella dei movimenti evangelisti e neo-carismatici degli anni Settanta e Ottanta — i quali pensavano che il mondo fosse controllato, per l’appunto, da una oscura setta di satanisti dediti all’abuso rituale. Questa convinzione è anche alla base del cosiddetto “panico satanico” sempre di quei decenni, che è arrivato anche in Italia con l’inchiesta sui cosiddetti “Diavoli della bassa modenese”.

Il collegamento tra QAnon ed evangelismo è poi evidentissimo nel caso della Omega Kingdom Ministries, una chiesa “domestica” (nel senso che le messe sono trasmesse in streaming dall’abitazione del pastore) che usa i post di Q per interpretare la Bibbia, e viceversa, integrandoli dunque nella sua liturgia.

A ogni modo, la combinazione di elementi politici, spirituali e religiosi, operata da Q e dai suoi seguaci in forma collaborativa, va a formare un “mondo iper-reale” in cui tutto ha finalmente un senso, e ogni grande evento (dalla pandemia fino alla guerra, passando per la pedofilia e la crisi economica) può essere spiegato in maniera semplice.

Ciò è reso possibile grazie a un’altra caratteristica portate di QAnon: la sua impermeabilità ai fatti, cioè la sua non falsificabilità. Visto che hanno a che fare più con la fede che con l’evidenza, le profezie di Q saranno comunque più vere della realtà — persino quando falliscono.

Il problema è che, almeno finora, ogni singola profezia è puntualmente fallita. Compresa quella principale: Trump non è più alla Casa Bianca; la “Tempesta” non è mai arrivata; la “cricca” è ancora saldamente al potere.

È un “mondo iper-reale” in cui tutto ha finalmente un senso, e ogni grande evento (dalla pandemia fino alla guerra, passando per la pedofilia e la crisi economica) può essere spiegato in maniera semplice.

Che fare, allora?

Fidatevi del piano

Negli anni Cinquanta del secolo scorso tre psicologi sociali dell’Università del Minnesota — Leon Festinger, Henry Riecken e Stanley Schachter — si mettono a studiare una piccola setta millenarista di Chicago chiamata “i Cercatori” e capeggiata dalla casalinga Dorothy Martin.

Quest’ultima diceva di essere in contatto con degli alieni, chiamati i “Guardiani”, che a un certo punto prevedono una grande alluvione che avrebbe spazzato via il mondo il 21 dicembre del 1954. Gli adepti, comprensibilmente allarmati, vengono però rassicurati: attraverso le “lezioni” di Martin sarebbero stati salvati e portati a bordo di dischi volanti.

Ma nel fatidico giorno non c’è nessuna apocalisse, nessuno disco volante, nessuna salvezza — niente di niente. Qualche seguace se ne va la notte stessa, mentre il resto del gruppo è lacerato dai dubbi. Per uscire dall’impasse, Martin afferma di aver ricevuto un messaggio dai “Guardiani”: il pianeta è stato salvato proprio da loro, che aspettando la fine “hanno irradiato così tanta bontà e luce che Dio si è convinto a risparmiare la Terra.”

L’FBI ha trasmesso un rapporto al Congresso in cui afferma che “qualche aderente alla teoria” deluso dai fallimenti delle profezie potrebbe “passare alla violenza nel mondo reale”

Ovviamente era una balla, ma si trattava esattamente di ciò che aveva bisogno il gruppo per venire a patti con quello che (non) era successo. Nel testo che racconta lo studio, Quando la profezia non si avvera, gli psicologi spiegano la reazione dei “Cercatori” con il concetto di “dissonanza cognitiva”: in certe situazioni, pur di non ammettere che le proprie convinzioni sono sbagliate, le si abbraccia con ancora più forza.

Questo è uno dei principali meccanismi che permettono alle sette di sopravvivere alle mancate profezie — e QAnon non fa eccezione.

La sconfitta di Trump, cioè il “vascello di Dio” che doveva redimere gli Stati Uniti e il mondo, è stata elaborata in diversi modi. Il primo, e più evidente, è attraverso la violenza: non va dimenticato che, stando ai resoconti giornalistici, una delle prime persone entrate dentro il campidoglio indossava una maglietta di Q. Più in generale, secondo un paper del Domestic Radicalization Project dell’Università del Maryland, sono circa ottanta i seguaci di QAnon incriminati a vario titolo, una quarantina solo per l’assalto del 6 gennaio.  

Recentemente, nel giugno del 2021, l’FBI ha trasmesso un rapporto al Congresso in cui afferma senza mezzi termini che “qualche aderente alla teoria” deluso dai fallimenti delle profezie potrebbe “passare alla violenza nel mondo reale” contro “i presunti membri della ‘cricca’, su tutti i democratici e altri avversari politici.”

La seconda modalità è invece l’abbandono. Nei gruppi di Telegram e in altri spazi online (alternativi ai social media “tradizionali”), molti hanno comunicato di avere perso la fede e di volere lasciare il movimento — anche perché Q non ha più fatto un singolo drop dal dicembre del 2020. 

L’esponente più in vista di questa corrente è senza dubbio Ron Watkins, il proprietario (insieme al padre Jim) delle imageboard 8chan e 8kun, fortemente sospettato di essere lui stesso dietro Q. In un tweet postato nel giorno dell’inaugurazione di Joe Biden, Watkins ha invitato i suoi follower a “tornare alle nostre vite” perché “abbiamo già dato tutto”. 

Il terzo, infine, è continuare come se niente fosse. Anzi: farlo ancora più determinati di prima, pronti a intensificare la battaglia contro il Deep State e sfornare nuove teorie. 

Negli ultimi mesi, giusto per fare qualche esempio, i seguaci di QAnon si sono convinti che Trump stia impiccando i suoi nemici di fronte alla Casa Bianca; che l’ex presidente prima o poi tornerà alla Casa Bianca, arrestando e rimuovendo l’usurpatore Biden; e che l’assedio al Congresso sia stato compiuto da militanti antifascisti e di Black Lives Matter, nonché da agenti sotto copertura dell’FBI. 

“Tutti vogliamo sentirci parte di una comunità, tutti cerchiamo di guardare al futuro con un po’ di ottimismo”, chiosa View. “E se non riesci ad avere nessuna di queste cose, ecco che arriva QAnon a riempire il vuoto”.

Di sicuro, avverte Travis View (co-fondatore del podcast QAnon Anonymous), “questa roba non andrà via facilmente”. Un sistema di credenze così elaborato non ha bisogno di appoggiarsi a singole figure autoritative visto che è “collettivo e auto-generato”, intercetta bisogni psicologici e sociali molto profondi, e può sempre rinnovarsi.

Non a caso, stando a una ricerca del Digital Forensic Research Lab dell’Atlantic Council, le parole d’ordine e gli slogan che hanno caratterizzato l’impetuosa ascesa QAnon stanno scomparendo dai principali social network, principalmente per effetto della cancellazione di migliaia e migliaia di pagine, account e gruppi.

Al suo posto, nell’ “Internet decentralizzato” usato dagli estremisti, sta spuntando una specie di “neo-QAnon”. Gli autori Jared Holt e Max Rizzuto la descrivono come “una rete informale di gruppuscoli complottisti che porta avanti le stesse teorie di QAnon, senza però ricorrere al linguaggio e allo stile che ne hanno accompagnato la crescita”.

Alcuni seguaci si inoltre sono spinti ad affermare che “QAnon” non esiste proprio: è soltanto un’invenzione degli odiati media mainstream. Altri, come l’influencer GhostEzra (seguito da più di 330mila utenti su Telegram), stanno fondendo le teorie cospirazioniste di QAnon con un tipo di propaganda apertamente neonazista e antisemita.

In questa continua evoluzione, tuttavia, non è mai venuta meno una delle caratteristiche cruciali del movimento — il senso di appartenenza. “Tutti vogliamo sentirci parte di una comunità, tutti cerchiamo di guardare al futuro con un po’ di ottimismo,” chiosa View. “E se non riesci ad avere nessuna di queste cose, ecco che arriva QAnon a riempire il vuoto.”

Proprio come gli avventisti o i “cercatori”, insomma, ci sarà comunque gente che continuerà ad aspettare il “Grande Risveglio” — anche se poi non arriverà mai. Ma poco male: l’importante, per citare due motti molto usati da Q, è “fidarsi del piano” e “godersi lo spettacolo”.

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