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Blu tramonto

Ora che cominciamo a comprendere meglio quanto siano resistenti alcuni microrganismi, dobbiamo chiederci quali siano i limiti a cui è sottoposta la vita.

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Lo spazio profondo è il luogo più inospitale che possiamo immaginare: temperature estremamente fredde, assenza di pressione atmosferica e di gravità, radiazioni cosmiche potenzialmente letali da farci sembrare impossibile che qualcosa possa sopravvivere, ma è incredibile quanto la vita sia tenace.

Fino a poco tempo fa si pensava che questo ambiente fosse decisamente inadatto per la vita, ma recenti studi hanno dimostrato che alcune specie di funghi e muffe possono sopravvivere e prosperare nello spazio. Sulla ISS (Stazione Spaziale Internazionale) è in corso un esperimento: un apparecchio detto Expose-E, montato all’esterno della stazione, fa da supporto a intere colonie di spore fungine che, senza particolari protezioni, sono esposte agli enormi sbalzi di temperatura dello spazio e alle forti radiazioni solari. Sono passati diversi anni dall’inizio dell’esperimento, ma le colonie sono vive e vegete.

Questi risultati ci portano a pensare che alcune forme di vita possano effettivamente sopravvivere e prosperare in simili condizioni ambientali. Possiamo supporre che possano attraversare lo spazio siderale e colonizzare luoghi remoti della nostra galassia, e addirittura avanzare l’ipotesi che la vita per come la conosciamo non sia nata sul nostro pianeta, ma possa essersi formata altrove e aver raggiunto la Terra da molto lontano. Del resto, se può esserci vita nello spazio, potrebbe esistere anche su altri mondi dell’universo.

Abbiamo sottovalutato la resistenza che certi microrganismi possono avere, soprattutto in condizioni particolarmente inospitali. Forse, la vita esiste anche in luoghi a malapena immaginati.

Da queste riflessioni nascono le immagini di Blu tramonto, un progetto di Cristopher Ghioldi per Istmo.

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